RISOLUZIONE M5S SU SETTORE CUNICOLO: CONTRASTARE CONCORRENZA SLEALE

La risoluzione M5S in Commissione Agricoltura sul settore cunicolo dimostra che la politica sinora non é stata capace di fermare per tempo i mercati. Questa nuova proposta di risoluzione impegna il governo a chiedere l’apertura di un’indagine conoscitiva da parte dell’Autorità garante del mercato e della concorrenza per verificare gli effetti sulle dinamiche concorrenziali e, conseguentemente, sui consumatori, del processo di evoluzione del settore cunicolo.

Sul punto, l’ Anlac da anni sostiene -con prove documentali stringenti- che nel settore tale processo sia stato viziato da comportamenti illeciti (cartelli) da parte dei grossisti-macellatori anche attraverso l’ uso strumentale della leva import-export. Ma sinora non é stata aperta nessuna istruttoria per raccogliere le prove e sanzionare tali condotte anticomunitarie, che hanno praticamente già distrutto la metà della coniglicoltura italiana. Una scelta politica precisa, quella di non disturbare i manovratori del mercato, che ha favorito l’ eutanasia del settore e prodotto i suoi effetti: gli indicatori Ismea confermano infatti che c’e’ ormai una rarefazione di merce sui punti vendita dovuta alla penuria di offerta nazionale, a danno dei consumatori che non trovano piu’ prodotto italiano sui punti vendita, e degli allevatori che sono stati costretti a chiudere insieme a molti macellatori. Molti di questi nel mezzogiorno sono rimasti disoccupati e disperati, gli altri sono indebitati senza aver avuto nessun aiuto dello Stato nonostante precisi indirizzi politici delle Commissioni parlamentari di Camera e Senato. A che serve la politica se comandano i mercati? E le autorità di controllo sono veramente (in)dipendenti? Il processo di concentrazione illecito, oggi, consentirebbe facilmente di capire chi si é arricchito in termini di quote di mercato e chi ha perso attraverso i penetranti poteri istruttori dell’ antitrust. Perché non si rende giustizia al settore? L’ Europa guarda con favore ai processi di concentrazione, quando questi aumentano la ricchezza, non quando distruggono la produzione e l’ occupazione attraverso l’alibi dei consumi.

La risoluzione chiede anche di illustrare quale sia, ad oggi, lo stato di attuazione del piano di settore, da cui doveva scaturire una politica di sostegno e sviluppo, e se i tempi della pianificazione indicati nel piano siano stati rispettati.

Qui di seguito il testo integrale:

La XIII Commissione,

premesso che:

la crisi della filiera cunicola italiana persiste da alcuni anni e si è acuita nel periodo più recente;

a partire dal 2007 le quotazioni del prezzo del coniglio all’origine in Italia riportano consistenti abbattimenti, cosa che appare anomala e incoerente con il trend di aumento dei carburanti e dei mangimi, come da dati dell’Associazione nazionale dei produttori di alimenti zootecnici, Assalzoo; l’anomalia è tanto più consistente in quanto l’offerta nazionale di conigli è di fatto sempre più scarsa, con i prezzi alla produzione in discesa;

molti produttori italiani da anni denunciano un ingiustificato aumento delle importazioni della carne di coniglio, caratterizzata da prezzi insolitamente bassi;

nel corso del 2009 l’intera Europa ha appreso dagli organi di informazione dei problemi di maltrattamento e di igiene in importanti settori della filiera cunicola ungherese, cosa che è corrisposta nella scelta di molti importatori, tra cui alcuni italiani, di bloccare o limitare l’import di settore dall’Ungheria;

il 12 maggio 2009 la Commissione agricoltura  del Senato ha approvato la risoluzione n. 7-00025 con l’impegno per il Governo ad assumersi la responsabilità di una batteria di misure per fronteggiare la crisi del settore cunicolo;

il 29 aprile 2010, in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, è stato stabilito un «Piano di intervento per il settore cunicolo» atto ad aiutare il settore in crisi; detto piano ad oggi non è risultato utile in termini reali di efficacia;

alcune regioni hanno deliberato lo stato di crisi del settore chiedendo l’attivazione del fondo per le crisi di mercato di cui all’articolo 1, comma 1072, della legge 27 dicembre 2006, attivazione a cui non si è potuto attendere anche a seguito di alcune incongruità con la normativa comunitaria;

il 27 luglio 2011 la Commissione agricoltura della Camera ha approvato la risoluzione 8-00141 con cui impegnava il  Governo ad assumere una serie di ulteriori misure per fronteggiare la crisi del settore cunicolo;

nella risoluzione n. 8-00141 della Camera veniva rilanciato l’allarme sulla crisi di settore impegnando il Governo tra l’altro ad avviare una campagna di controlli sulle vendite sottocosto e sulla vendita di carne di coniglio, al fine di reprimere il commercio di prodotti falsamente indicati come nazionali e attivare uno specifico programma di controlli per contrastare qualsiasi fenomeno di contraffazione e di pirateria nel settore;

nel maggio del 2013 è stata presentata all’onorevole Mazzoni del Parlamento europeo una petizione sulla grave confusione esistente sul mercato cunicolo; la Commissione per le petizioni ha aperto immediatamente un dossier chiedendo l’intervento della Commissione europea sui profili di violazione delle norme in materia di etichettatura e tracciabilità;

la stessa onorevole Mazzoni in una dichiarazione rilasciata in occasione della presentazione della sua petizione ha affermato: «Credo sia utile agire con prontezza alle necessarie indagini al fine di evitare che il commercio della carne di coniglio diventi un nuovo possibile scandalo comunitario che vede coinvolto il nostro paese»;

nella grande distribuzione organizzata (GDO) in molte parti d’Italia permangono forti elementi di incertezza per il consumatore sulla provenienza della carne di coniglio venduta a prezzi notevolmente bassi;

da circa due anni le importazioni italiane di coniglio hanno subito una metamorfosi nelle quote imputabili alle diverse aree di provenienza e presentano alcune anomalie. La Germania, pur non essendo un produttore europeo di conigli, ha occupato gli spazi dell’Ungheria, sicché mentre nel 2010 la quota di mercato in volume dell’Ungheria nel mercato italiano era del 45,2 per cento, nel 2012 si è ridotta al 6 per cento, mentre quella della Germania è passata dal 10,6 per cento al 41,3 per cento nello stesso periodo di riferimento; le dimensioni delle esportazioni tedesche verso l’Italia hanno così superato quelle di Spagna e Francia insieme, che notoriamente sono al secondo e terzo posto tra i produttori europei dopo l’Italia. Il volume di importazione per l’Italia (dalla sola Germania) è pari a circa duemila tonnellate all’anno, persistendo dubbi sulla provenienza di detti conigli (congelati o refrigerati) da altre zone europee o extraeuropee;

oltre alla possibile presenza sul mercato italiano di carni di coniglio di dubbia qualità che possono mettere a rischio la salute dei consumatori, comunque caratterizzate da provenienze confuse, sfiorando, tra l’altro, il reato di frode in commercio, sussiste in ogni caso nel settore una forte distorsione della concorrenza;

la distorsione della concorrenza avviene sia immettendo sul mercato italiano carni di coniglio di bassa qualità ed extraeuropee sia per esempio con metodi di dumping scorretto;

i comportamenti scorretti nel commercio internazionale, che i macellatori italiani sinora non hanno ancora contrastato, prefigurano un’ipotesi di dumping: il surplus di conigli macellati francesi, ad esempio, viene immesso in commercio in Italia ad un prezzo inferiore al valore normale del prodotto praticato all’interno del Paese di origine; tale fenomeno che si ripete ciclicamente da aprile ad agosto di ogni anno, delinea una discriminazione internazionale dei prezzi che non tiene conto delle perdite dei produttori italiani, tende a favorire pratiche di monopolio e altera la struttura del commercio tra Stati europei;

risulta infatti che alcuni macellatori e grossisti abbiano dichiarato d’importare dalla Francia o dalla Spagna conigli macellati a prezzi (euro 2,70-2,90 al chilogrammo) sensibilmente inferiori a quelli praticati negli stessi mercati di origine, che secondo i dati forniti da Ismea sono invece quasi intorno al doppio (euro 5,00-5,20 al chilogrammo);

risulta infine che alcuni macellatori, presenti sia nella filiera cunicola che in quella suinicola, barattino conigli dall’estero in cambio di maiali italiani o altre forniture zootecniche (countertrade), lasciando alla regolamentazione in denaro un ruolo marginale,

impegna il Governo:

ad illustrare quale sia, ad oggi, lo stato di attuazione di quanto previsto nella risoluzione unanime del luglio 2011 della Commissione agricoltura della Camera e nella risoluzione unanime del maggio 2009 della Commissione agricoltura del Senato;

ad illustrare quale sia, ad oggi, lo stato di attuazione del piano di settore, da cui doveva scaturire una politica di sostegno e sviluppo, e se i tempi della pianificazione indicati nel piano siano stati rispettati;

a valutare se intenda assumere le opportune iniziative per garantire la trasparenza delle informazioni attraverso la costituzione di una banca dati di macellazione che utilizzi le informazioni a disposizione del Ministero della salute attraverso la rete asl e i dati import-export attraverso il collegamento in rete con l’Agenzia delle dogane;

a sollecitare le autorità europee al fine di indagare sulla presenza di aiuti di Stato vietati o comportamenti anticoncorrenziali (dumping) da parte di alcuni Stati membri dell’Unione, le cui imprese praticano prezzi diversi sui vari Stati membri dell’Unione creando di fatto una barriera al libero commercio internazionale;

a sollecitare le autorità europee al fine di indagare se gli scambi commerciali in cui l’esportatore accetta in pagamento dal Paese importatore prodotti che poi rivenderà su altri mercati (countertrade) non siano una modalità anticoncorrenziale tesa a rendere competitivi certi prodotti abbassando il loro valore di scambio, di accertare se con tale modalità, anziché generare scambi addizionali si sostituiscono quelli tradizionali, creando di fatto un ostacolo al libero commercio internazionale nonché di verificare la redditività delle operazioni atteso che i beni oggetto dello scambio di solito vengono considerati di valore equivalente;

a sollecitare le autorità europee, in particolare la Commissione e l’Organizzazione mondiale delle dogane di Bruxelles, ad evitare errori nella classificazione delle merci attraverso l’esatta individuazione del codice di nomenclatura combinata per le carni di coniglio differenziandolo chiaramente dalle lepri, in modo da poter rimuovere gli ostacoli ad una corretta rilevazione statistica e contrastare la contraffazione in questo settore;

a sollecitare le opportune sedi comunitarie al fine di prevedere l’obbligo di etichettatura di origine anche per le carni di coniglio sia intero che, soprattutto, porzionato, al fine di prevenire frodi e inganni ai consumatori ai quali da tempo viene venduto per italiano un prodotto che italiano non è;

ad avviare, a tutela della salute pubblica, di concerto tra ispettorato centrale repressione frodi, Ministero della salute e Agenzia delle dogane, un programma nazionale di monitoraggio e di controllo specifico nel settore attraverso controlli sanitari al fine di indagare sulla presenza di residui nel prodotto importato, in primis nei reni, presso laboratori di sezionamento e in particolare nei depositi di carni all’ingrosso, nei magazzini frigoriferi in outsourcing e sulle navi frigo destinate al trasporto di carico refrigerato, congelato o surgelato che attraccano nei porti italiani;

ad accertare la lealtà delle transazioni attraverso il controllo degli effettivi flussi fiscali di animali importati presso tutte le industrie di macellazione di conigli e i laboratori di sezionamento e la coerenza nella tracciabilità sino alle piattaforme della distribuzione organizzata, al fine di prevenire e reprimere frodi di natura fiscale;

ad accertare presso i laboratori di sezionamento carni la regolare tenuta della documentazione amministrativo-contabile (tracciabilità) relativa alla detenzione di conigli importati e la corretta rietichettatura come conigli provenienti dall’estero e non dall’Italia, al fine di prevenire e reprimere frodi in commercio;

a chiedere, a tutela della concorrenza e del benessere dei consumatori, l’apertura di un’indagine conoscitiva da parte dell’Autorità garante del mercato e della concorrenza in materia di mercato delle carni di coniglio.

(7-00032) «Gagnarli, Zaccagnini, Lupo, Benedetti, Massimiliano Bernini, Gallinella, L’Abbate, Parentela».

Agricoltura: nasce la Federazione Italiana dei Movimenti Agricoli

Roma, 11 gen – E’ stata costituita a Roma la FIMA (Federazione Italiana Movimenti Agricoli) con l’ obiettivo di rappresentare le istanze di un mondo agricolo sempre piu’ in difficolta’. Ne fanno parte associazioni e movimenti di tutta Italia, dall’ Emilia Romagna sino alla Sicilia, che hanno finalmente dato alla luce l’ atteso organismo di tutela. La struttura fondata da Anlac, Tavolo Verde
(Puglia e Basilicata), AS.P.A.L. (Lazio), Comitato Spontaneo Uniti per non morire (Molise), Cospa (Abruzzo), C.I.C.C. (Campania), GTA Gruppo Trasversale Agricoltori (Emilia Romagna), Movimenti per l’Umbria, Comitati in rete (Sicilia), Lega della terra, Associazione Durum Lucano, Associazione Michele Mancino dell’ agro pontino, sara’ aperta al contributo di altri movimenti agricoli italiani. Con l’ occasione, la XIII Commissione Agricoltura della Camera, durante un audizione, ha preso atto della nascita del nuovo soggetto che appresentera’ le istanze dei suoi associati e di tutta l’ agricoltura italiana. Gli esponenti della federazione hanno evidenziato la grave situazione in cui versa il settore, proponendo una moratoria immediata dei debiti pregressi con l’ Inps, con le Banche e con l’ Agenzia delle Entrate per dare respiro alle sofferenze degli agricoltori. Inoltre hanno prospettato alla Commissione la necessita’ di ottenere in sede europea una deroga che consenta all’ Italia di ripensare la propria politica agricola nazionale, e proposto di rivedere i livelli di inasprimento fiscale disposti dall’ ultima manovra (Imu e accise), che colpiscono ingiustamente i mezzi di produzione. Consapevoli della grave situazione economica del Paese, sono state formulate anche delle prime proposte a costo zero per lo Stato (riforma modalita’ di assegnazione del gasolio, liberalizzazione dei Caa – Centri assistenza agricola, etc) e una regolamentazione dei mercati per spuntare gli artigli alla speculazione e garantire il giusto reddito, alla stregua di una legge gia’ esistente in Francia.