Anlac, dal Piemonte coro unanime a difesa del settore

Se il Governo ha veramente a cuore le sorti della nostra zootecnia da carne, fatta di eccellenze, non può disattendere la volontà degli allevatori di base. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli.

E’ ciò che hanno ribadito – prosegue – a gran voce gli allevatori piemontesi che numerosi hanno preso parte al dibattito di venerdì scorso a Fossano a cui ha partecipato il deputato Giuseppe L’Abbate, membro della IX Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati e primo firmatario della legge istitutiva sulle cun.

Gli allevatori – aggiunge l’ anlac – hanno chiesto al parlamentare non solo di sollecitare il Governo nell’emanazione del decreto che definisca le modalità di funzionamento delle commissioni uniche nazionali, così come previsto dall’ art 6-bis della legge 91/2015, ma anche una rapida verifica per il rinnovo delle rappresentanze, che sembra inceppata per misteriose ragioni. Alcuni sindacati – spiega De Bonis – avrebbero ricevuto le deleghe dagli allevatori senza però presentarle al Mipaaf in nome di una incomprensibile protesta. Gli allevatori, per spuntare gli artigli alla speculazione, hanno anche chiesto la messa a disposizione di dati certi e tempestivi per i commissari Cun senza lo scarica barile tra ministeri di uno stesso Governo.

Dal dibattito è emerso – fa notare l’ associazione – che il settore ha un grosso potenziale produttivo inespresso, condizionato dal fatto che a distribuire i conigli sono i produttori nazionali di polli e tacchini, che ovviamente tendono a spingere sul pollo e a frenare sul coniglio. Se solo si riuscisse a migliorare l’indice di penetrazione e a far arrivare più merce in modo diffuso su tutte le catene di distribuzione e su ogni punto vendita – senza boicottare il coniglio !- la produzione potrebbe aumentare di tre volte. 

La produzione di coniglio, peraltro, è considerata tra le più sane e dietetiche, ma anche tra le più sostenibili dal punto di vista ambientale, come confermano recenti sondaggi in Europa.

A tal proposito – evidenzia – è necessario un intervento del governo che regolamenti in modo diverso le reti distributive per rendere fruibili ai consumatori un prodotto di qualità, che adesso viene riconosciuto come tale anche dai paesi anglosassoni, specie in presenza di piani nazionali di settore.

In Italia, invece, si preferisce favorire integrazioni di filiera, con modalità spesso anticomunitarie e anticoncorrenziali (come le soccide o forme similari che rappresentano delle esclusive di diritto o di fatto), senza accorgersi che così aumentano i monopoli e si uccidono i piccoli allevatori che hanno una funzione essenziale di presidio del territorio, pregiudicando la produzione complessiva.

Nel Piemonte, dati alla mano, – rileva il presidente – c’è stato infatti uno sterminio di allevamenti pari ad oltre il 55% negli ultimi sette anni, in linea con quello che è successo nel resto del Paese, nonostante la domanda interna sia rimasta stabile. I numerosi macelli presenti in questa regione, che sono una vera risorsa per tutto il mercato nazionale, sono spesso costretti a rivolgersi ad altre regioni con lunghi viaggi, in antitesi al km zero.

Gli allevatori – sottolinea l’ anlac – hanno chiesto anche maggiori garanzie da parte del legislatore su una “qualità costante dei mangimi” per garantire una corretta alimentazione e, soprattutto, un maggior benessere animale che consenta di ridurre le patologie e l’ uso di antibiotici. L’ attuale legislazione, al contrario, non favorisce formule trasparenti ma tutela unicamente i bilanci degli industriali che pur di far profitto ottimizzano le formule senza prestare attenzione alle reali esigenze alimentari del coniglio, che mal sopportano cambi frequenti di componenti nelle razioni.

Inoltre tutti i presenti – aggiunge – hanno evidenziato come il settore sia stato gravemente trascurato dal nostro Governo sulla vicenda etichettatura obbligatoria dell’ origine. Una battaglia che vede i consumatori italiani penalizzati in Europa a favore dell’ ingresso di conigli extra-Ue nel nostro Paese, primo consumatore, sia direttamente che mediante triangolazioni da Francia, Ungheria, Belgio e Germania. Buona parte del prodotto porzionato viene così spacciato per italiano ma italiano non è. In tal modo si lede il diritto all’ informazione tutelato dalle norme Ue.

Negli interventi è stato ribadito che nessun beneficio sull’ export è derivato dalla partecipazione ad Expo, almeno per il coniglio. Un incremento dell’ export migliorerebbe il saldo negativo del settore. Le attuali quotazioni sembrano, invece, sostenute semplicemente dal calo in atto delle importazioni (-11,5%).

Gli allevatori – conclude – hanno infine lamentato il fatto che il servizio pubblico dia spazio sulle reti rai a campagne di boicottaggio degli animalisti, autolesive e tese a distruggere la nostra economia ed il nostro primato in Europa, senza concedere un contraddittorio alle associazioni di tutela degli allevatori, nonostante la diffida inviata da Anlac all’ ordine dei giornalisti nazionale.

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Ufficio Stampa Anlac